Mi chiamo Gaia, ho quindici anni appena compiuti e faccio tutto quello che fanno i ragazzi e le ragazze della mia età: vado a scuola (frequento la II liceo scientifico sportivo), sono scout, faccio sport e mi diverto con i miei amici, l’unica cosa un po’ diversa dagli altri è che sono diabetica.
Mister D, così lo chiamano i componenti dell’associazione INSÙ, è comparso quando avevo solo due anni e da quel giorno non mi lascia un istante da sola, dà il ritmo a tutte le attività che svolgo quotidianamente, ma non solo questo, ha anche forgiato il mio carattere donandomi una carica diversa che forse altri non hanno.
Il diabete mi presentava due possibilità, quella di farmi sopraffare, di permettergli di rendermi debole ed insicura davanti a qualsiasi decisione, oppure quella di sopraffarlo e di essere io a decidere come e cosa poter fare.
Ho scelto per la seconda opzione: questo anche per merito dei miei genitori che mi hanno sempre offerto tante possibilità, senza farmi mancare nulla, con la complessità che questo comporta.
Come spesso mi raccontano, non è stata una passeggiata, tutt’altro: non abbiamo mai dimenticato le preziose parole del mio primo diabetologo, il dott. Tonini del Burlo Garofalo di Trieste che, dopo solo pochi giorni che mi aveva conosciuto, disse: “Vedrete che Gaia ce la farà ed avrà una vita normale, come quella di tutti gli altri e potrà fare tutto, purché abbia delle attenzioni: ottimismo, alimentazione ed attività fisica”.
E questo è un po’ il mantra che mi porto appresso ogni giorno da quasi tredici anni.
Ottimismo perché senza di esso le cose che faccio sarebbero molto più complicate e mi concentrerei solo sugli ostacoli e sui muri di “no” che spesso incontro, o sul rimpianto di non aver fatto tutto quello che avrei voluto fare.
Alimentazione perché non c’è giorno o non c’è pasto che non implichi la presenza di una bilancia e la conta dei carboidrati e, a partire dall’ultimo anno di scuola materna, anche della dieta senza glutine, visto che nel frattempo mi era stata diagnosticata anche la celiachia.
Attività fisica perché lo sport ha contraddistinto la mia vita fin da quando avevo 4 anni. Ho iniziato con la ginnastica ritmica e, nel giro di pochi anni, sono entrata nell’agonismo: il che presupponeva cinque allenamenti alla settimana di almeno due ore l’uno.
Lo sport mi ha sempre permesso di mantenere la glicemia sotto controllo, di poter mangiare qualcosa di goloso, di mantenermi in forma ed in salute.
La mia passione per l’atletica è iniziata in seconda elementare: l’unico giorno in cui non mi allenavo in ritmica andavo in campo con l’Atletica Gorizia, la società che mi ha accolto e che tuttora mi segue. Ormai sono otto anni che pratico questo sport con costanza e determinazione e dopo tanto impegno e dedizione, medaglie e riconoscimenti, finalmente quest’anno ho raggiunto un grande risultato: sono stata convocata al campionato nazionale cadetti/e a Caorle ed ho raggiunto la medaglia di bronzo con il terzo posto nel salto in lungo con 5,35 m, registrando il mio record personale. Il giorno 2 ottobre ha segnato per me un traguardo importante: l’emozione e la soddisfazione che ho provato sono state indescrivibili e di questo devo ringraziare oltre che me stessa, i miei allenatori e i miei genitori che, forse con un po’ di severità, mi hanno sempre insegnato che gli impegni si portano avanti e che qualsiasi risultato costa fatica. Forse un po’ devo ringraziare anche lui… Mister D, perché, non abbandonandomi mai, mi ricorda che devo essere rigorosa, che devo seguire la strada giusta, che non devo arrendermi, anche se i momenti di sconforto e di rabbia ci sono, soprattutto in questa età adolescenziale che è così difficile da gestire e da capire.
Un grazie va anche ai miei amici, agli scout, ai miei compagni di classe (dalle elementari fino ad ora), che non mi hanno mai fatta sentire diversa, che si sono sempre preoccupati della mia salute, che sanno che cosa significhi essere in ipoglicemia, che mi hanno sempre fatto trovare alle loro feste qualcosa senza glutine e senza zucchero. Un grazie ancora più grande va alla tecnologia: prima il Freestyle Libre e attualmente il Dexcom G6 mi hanno dato un aiuto insostituibile, hanno cambiato la mia vita: il Dexcom G6, (sensore che monitora la glicemia in continuo restituendo il valore ogni 5 minuti) in particolare, mi permette di vivere con maggiore libertà e spensieratezza, mi avvisa quando qualcosa non va e quando devo intervenire per un’ipoglicemia o un’iperglicemia, mi permette di svolgere gli allenamenti e le gare con più sicurezza e di avere, come dicono i miei medici, sempre una buona glicata, nonostante faccia uso della terapia multi-iniettiva e non mi sia ancora decisa a mettere il microinfusore, contro il parere di tutti.
Penso che a questa età sia importante poter guardare avanti con serenità e fiducia e questo lo devo senza dubbio alle mie passioni sportive, credo che senza di esse probabilmente mi sarei chiusa nel mio bozzolo e non avrei avuto la grinta e la voglia di vivere e di dimostrare prima di tutto a me stessa che con l’impegno e con la caparbietà, anche un “fratello” molto spesso fastidioso può diventare un compagno di vita.
Gaia
Grazie a “Il Pais” e in particolar modo a Alessia, Marta, Simone e Zani Piasenzotto